Una Carmen inedita al Donizetti

Nata in un racconto di Mèrimèe ed entrata nel mito grazie all’opera di Bizet del 1875, Carmen appartiene al novero dei personaggi che sfuggono di mano ai propri creatori, e si impongono per forza propria.

Con Carmen, messo in scena da Mara Terzi, anche coreografa e danzatrice, è cominciata mercoledì scorso la stagione di danza del Teatro Donizetti.

Ecco la recensione dello spettacolo
Carmen di Mara Terzi esce dai canoni abituali, contraddicendo fin dall’inizio le aspettative di un pubblico numeroso e alla fine entusiasta: il palco è nudo, delimitato da un fondale nero, con la fila dei musicisti che chiude la scena, don Josè pronto per la fucilazione, poche luci a tagliare a freddo lo spazio, una voce fuori campo che innesca come in un lungo flash-back tutta la vicenda. È uno straniamento decisivo, la traduzione scenica e visiva della solitudine e dell’estraneità di Carmen a un mondo convenzionale, di cui non può far parte. La sua morte è inevitabile.
Entro questa cornice, il richiamo al flamenco - e alla Spagna che ci aspettiamo, grazie a uno strepitoso Miguel Angel - è parte della diversità di Carmen. Il balletto classico, invece, è per don Josè: una scelta che ne accentua l’appartenenza al mondo "normale" e convenzionale, il desiderio di uscirne e la paura a farlo davvero. Con felice intuizione, lo spettacolo non racconta Carmen, illustra il significato nascosto del suo mito: una forza primordiale, indomabile, per questo motivo orgogliosamente libera, anche di fronte alla morte.


Il mito di Carmen
Nata in un racconto di Mèrimèe ed entrata nel mito grazie all’opera di Bizet del 1875, Carmen appartiene al novero dei personaggi che sfuggono di mano ai propri creatori, e si impongono per forza propria. Tutto vi concorre: il fascino dei sentimenti estremi, l’attrazione perturbante della diversità, persino le traversie dell’opera di Bizet, fischiata a Parigi, in trionfo a Vienna pochi mesi dopo la morte dell’autore, rappresentata per decenni in versione italiana. Un vero "caso", un rompicapo filologico. La vicenda di Carmen segna l’irruzione del flamenco sulla scena europea. Per questo il dramma ha attratto e attrae tuttora molti grandi coreografi: il grande Marius Petipa, Ruth Page, Roland Petit, più recentemente Mats Ek.

.

Pier Giorgio Nosari

© RIPRODUZIONE RISERVATA